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Quando lo stacco da terra diventa riabilitativo

Della Dottoressa Laura Petrioli e Leonardo Palmieri responsabile della Perugia Powerlifting  Barbarians

Nelle righe sottostanti sono riassunti alcuni principi base del Powerlifting Barbarians e dell’Allenamento Posturale per la salute della schiena (A.P.S.), due metodologie di allenamento che, attraverso la loro collaborazione, hanno risolto il caso di una atleta ciclista agonista: continuare ad allenare la sua massa muscolare ed eliminare la sintomatologia dolorosa dovuta alla presenza di una protrusione L5-S1.

 

LA METODOLOGIA DELL’ALLENAMENTO POSTURALE PER LA SALUTE DELLA SCHIENA (A.P.S.) E’ SIMILE E PARAGONABILE A QUALSIASI ALLENAMENTO PURAMENTE SPORTIVO

Prima di accennare brevemente al concetto di “Allenamento Posturale” e del perché non lo definisco “ginnastica”, vorrei presentarmi. Mi chiamo Laura Petrioli , Dottoressa in Scienze Motorie (I.S.E.F.) . Sono ormai parecchi anni che mi occupo di postura, arrivando alla conclusione teorica e pratica che, solo attraverso un percorso allenante individualizzato di rimodulazione delle catene muscolari, si può raggiungere un duraturo benessere; ciò risulta essere utile sia in ambito agonistico e non. Detto ciò, passo ad un breve inciso su quanto scritto.

L’allenamento sportivo è il percorso che ogni atleta compie per migliorare le proprie prestazioni. All’interno di questo percorso si mescolano funzioni di ordine fisiologico, biomeccanico, biochimico, anatomico, psicologico. Lo stimolo allenante comporta una variazione della omeostasi dell’organismo, per cui il corpo reagisce ai nuovi stimoli adattandosi e migliorando le proprie capacità psico-motorie, cioè:

  • CAPACITA’ CONDIZIONALI: forza, resistenza, velocità
  • CAPACITA’ COORDINATIVE: organizzazione, controllo, modulazione dei movimenti.

Detto ciò vorrei fare una riflessione di ordine anatomico funzionale: qualsiasi allenamento sportivo recluta ed agisce solo sulla muscolatura dinamica (o fasica), quella che permette ai segmenti ossei di muoversi secondo angoli di lavoro prestabiliti ed inerenti alla disciplina sportiva praticata. Purtroppo qualsiasi allenamento non prende in considerazione la muscolatura della statica (o tonica). Essa ha una funzione di sostegno, è più forte della muscolatura fasica, tende ad irrigidirsi molto velocemente, questo è il motivo per cui moltissimi atleti professionisti o anche amatoriali soffrono di mal di schiena. E’ qui che entra in gioco l’Allenamento Posturale per la schiena (A.P.S), definito da me “un nuovo sport” perché attraverso il suo iter allenante elimina le disinergie delle catene muscolari e ristabilisce la omeostasi della muscolatura tonica o della statica. Si pensi ai muscoli paravertebrali che costantemente tendono ad irrigidirsi, essi riacquisteranno la perduta elasticità, condizione fondamentale per riacquistare benessere, utile sia in ambito sportivo ma anche in ogni ambito della motricità umana. Come è evidenziato nella figura sopra si vede il caso in cui PERUGIA POWERLIFTING BARBARIANS ed A.P.S.  si sono incontrate, interagendo nella preparazione di un’atleta ciclista agonista che affronta un allenamento muscolare di preparazione per una gara ma che al contempo lamenta mal di schiena e presenza di una protrusione L5-S1. Di per sè il ciclismo e quindi il relativo gesto tecnico porta ad un accorciamento dello strato più profondo e non della catena muscolare posteriore con notevole riduzione degli spazzi intervertebrali, con conseguente schiacciamento degli spazzi intersomatici fino ad arrivare alla infiammazione delle radici nervose. Tutte le altre catene muscolari sono condizionate da questa rigidità, ma qui ho accennato solo alla catena muscolare posteriore poiché tutti i ciclisti vanno incontro alla rigidità dei muscoli profondi posteriori per la posizione tenuta.

NB: Allenamento Posturale per la schiena (A.P.S.) e PERUGIA POWERLIFTING BARBARIANS prevedono solo ed esclusivamente lezioni individualizzate e, tornando alla nostra atleta, si è creato un percorso allenante parallelo e di collaborazione fra le due realtà, la prima ha ristabilito la sinergia delle catene muscolari, la seconda si è occupata della parte muscolare.

 

APPROCCIO METODOLOGICO DELLA PERUGIA POWERLIFTING BARBARIANS AL CASO DELLA CICLISTA AGONISTA

 

Quando si parla di allenamento con i sovraccarichi purtroppo, posturologi e preparatori atletici non vanno molto spesso d’accordo. Fortunatamente ho avuto modo di incontrare durante il mio percorso il pieno appoggio di Laura e del suo metodo APS. Mi chiamo Leonardo e sono uno strength trainer, responsabile in Umbria di una dislocazione della Parma Powerlifting Barbarians, per l’appunto la neo nata Perugia Powerlifting Barbarians insieme al mio collega Valerio.

Ci occupiamo di powerlifting, ma, non ci fermiamo qui. E’ risaputo il come un allenamento della forza possa essere benefico per qualsiasi atleta e, studi lo dimostrano, lo strength training sta entrando sempre di più nella preparazione atletica di qualsiasi sportivo. La chiave di lettura è semplice,un corpo forte è un corpo resistente, temprato allo sforzo e quindi, meno soggetto ad infortuni e capace di esprimere il suo potenziale a pieno. Ma cosa succede quando un atleta con un infortunio non vuole fare a meno dell’allenamento con i sovraccarichi?

Nasce qui la mia collaborazione con APS che, andando a lavorare sulla muscolatura tonica dell’atleta infortunato, ha reso possibile un riadattamento delle strutture ed una loro armonizzazione. Tutto questo si traduce in un equilibrio posturale, una base su cui poi entrerà in gioco il mio lavoro. Il powerlifting lavora su tre movimenti fondamentali: lo squat, la panca piana e lo stacco da terra, i quali possono essere adattati a qualsiasi persona. Nel nostro caso una ciclista agonista con una protrusione L5 – S1.

Le tappe sono state essenzialmente due:

1- un lavoro operato da APS sulla muscolatura profonda, atto ad equilibrare le catene cinetiche e dare una sinergia sia alla muscolatura tonica sia alla muscolatura fasica

2 – un percorso operato da me basato sullo stacco da terra, che ha reso possibile un potenziamento della muscolatura e del S.N.C. dell’atleta.

 

Perché lo stacco da terra?

Ho scelto lo stacco perché rispecchiava molto, secondo me, gli angoli articolari dati dalla pedalata e, nel nostro caso, poteva essere un’arma vincente. La protrusione ci ha impedito di effettuare una chiusura completa dell’alzata, ma il transfert sulla muscolatura delle gambe (dove nasce la propulsione) e la conseguente necessità della catena cinetica posteriore di offrire stabilità al movimento ha fatto sì che questo esercizio sia stato una scelta vincente. Andando a creare, attraverso la sua estrema globalità e complessità, un movimento utile al potenziamento e all’equilibrio delle strutture.

Credo che lo stacco sia un esercizio senza ombra di dubbio sottovalutato nella preparazione atletica , ma , dal mio punto di vista rappresenta un esercizio dal grande potere allenate .

Parlando di didattica  lo ritengo più semplice da apprendere rispetto allo squat e , se ci si trova a dover preparare una competizione in poco tempo , i suoi frutti possono essere raccolti molto più velocemente.

 

Le fasi del nostro percorso sono state fondamentalmente 3.

 

Fase 1 – imparare a spingere e costruire l’alzata

 

E’ la fase più importante del programma, la fase in cui si plasma il giusto schema motorio che sarà in grado, mediante le fasi successive, di farci esprimere al meglio.

A questo proposito esistono tantissime varianti da usare e, sono tutte estremamente individualizzate sull’atleta che di volta in volta si sta seguendo. Da un primo screening si va poi a ricercare la variante più utile al caso. Io ho optato per dei lavori a tempo modificato in cui, una salita lenta (6/7’’) ci ha permesso di focalizzarci sulla spinta del piede a terra e sul mantenimento della corretta postura durante tutta l’alzata. In una seconda seduta, ho effettuato dei lavori parziali con salita fino al ginocchio a tempo normale. Questo per due motivi:

1) la nostra atleta presentava una protrusione che ci impediva di fare chiusure complete, almeno in questa fase del programma in cui il gesto si stava costruendo.

2) una seduta a tempi normali dopo un lavoro di salite a tempo modificato (in cui l’organismo aveva creato un movimento solido e ‘’protetto’’) ci permetteva di stimolare a dovere il S.N.C.

 

 

Fase 2 – sviluppare intensità e creare il vero lavoro

 

Il S.N.C. ha bisogno di lavorare su tutti i range di intensità ma si sa che più quest’ultima è alta più sarà sollecitato. In questa fase l’obiettivo non è quello di creare un’impalcatura muscolare, ma quello di creare il vero allenamento, quello che ci farà spingere e che ci darà più watt in pedalata. La base tecnica l’abbiamo creata nel blocco precedente andando a lavorare su delle varianti specifiche.

Qui il range di lavoro si è spostato su intensità più alte andando, almeno una volta a settimana a lavorare con carichi davvero allenanti. Le varianti sono state ridotte dando spazio al movimento vero e proprio.

 

 

Fase 3 – calare il lavoro e drenare la fatica dal sistema per la competizione

 

Abbiamo passato 8 settimane ad accumulare lavoro, questo lavoro per essere valorizzato ha dovuto farsi carico di un periodo di scarico capace di renderlo davvero efficace per la competizione.

In questa fase si drena la fatica e si rende il sistema più ‘’accesso’’.

Tre settimane in cui ho piano piano abbassato i carichi e il volume di lavoro fino alla competizione.

 

I risultati raccolti a fine percorso sono stati sorprendenti, l’atleta non presenta più alcun fastidio alla schiena , la sua massa muscolare è aumentata così come le sue prestazioni agonistiche.

Ricordo che , per ovvi motivi , l’atleta ha continuato la sua attività ciclistica , e i relativi allenamenti  in parallelo a questo percorso che ha potuto , come i risultati ci hanno dimostrato solo che migliorare  la sua performance.

In conclusione qui ci si trova di fronte il caso in cui due realtà hanno collaborato per uno scopo comune, la salute di un atleta e il miglioramento della sua performance.

 

 

 

Leonardo Palmieri

Laura Petrioli