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Bioritmi: passato o futuro?

By Luca Folliero

Ormai è chiaro per la Scienza che siamo esseri ritmici, il nostro corpo presenta infatti alcune modificazioni fisiologiche che seguono un orologio biologico piuttosto preciso. Pensiamo alle ritmicità circadiane, come quella della secrezione di melatonina, di cortisolo, di testosterone, della temperatura basale, della frequenza cardiaca ecc ecc. Ed è sotto gli occhi di tutti, allenatori e atleti, che in palestra esistono periodi sì, dove tutto sembra facile e leggero, e periodi no, dove si sperimenta un calo delle energie e del focus mentale. E se anche questo fosse legato a cicli corporei, a bioritmi?
Secondo la scuola russa “classica” è proprio così. I fisiologi sovietici identificarono un ciclo fisico, di 23 giorni di lunghezza, che influenzava la forza, la velocità, la resistenza e la coordinazione. Nei primi 11,5 giorni si aveva la fase positiva, di esaltazione di queste caratteristiche, mentre nella seconda metà si aveva la fase negativa, di calo. Si cercò di capire se questo bioritmo potesse essere assecondato (strutturando allenamenti più intensi nella prima parte e più leggeri nella seconda parte) per migliorare la prestazione e in effetti i risultati furono incoraggianti. Prima però di gridare alla scoperta del secolo e modificare il modo in cui programmiamo la nostra attività in palestra dovremmo tener conto della difficoltà di identificare questi cicli (ne esisterebbe anche uno emotivo di 28 giorni e uno intellettivo di 33 giorni) e dei fattori esterni che, in un atleta amatoriale, possono influenzare notevolmente i risultati in palestra. Insomma, un’idea interessante, che nasce dalla pazienza e dalla maniacalità tutta sovietica per i numeri, ma di difficile applicazione nel mondo “reale” al momento. Consoliamoci però se siamo in un periodo nero: potrebbe essere colpa del bioritmo, arriveranno tempi migliori!

Keep on lifting!

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