Menu Chiudi

Le regole per un programma che funziona

By Luca Folliero

Con questo articolo voglio iniziare una discussione sulla programmazione nella la pesistica olimpica, una sorta di linea guida con cui poi poter costruire il proprio schema di allenamento. Niente di particolarmente fantascientifico o segreto, nessun Sacro Graal, solo la razionalizzazione di una serie di dati che si possono comodamente trovare ovunque ma che possono prestarsi ad interpretazione ed utilizzazione errata a mio parere.

Per prima cosa, che caratteristiche deve avere un programma che funzioni?

– Deve essere sviluppato sul medio-lungo periodo.

Nella pesistica olimpica è inutile gioire dell’uovo oggi senza pensare alla gallina domani, costruire cioè un percorso che renda nel breve periodo e non programmare invece a lungo termine. È vero, esistono metodologie di allenamento in grado di far compiere l’exploit in poco tempo, ma quali ripercussioni hanno? Imparare a tirare su dei pesi, certo, ma non imparare lo strappo e lo slancio. Sì, può sembrare paradossale ma, soprattutto all’inizio, le due cose possono tranquillamente essere disgiunte: un atleta con una buona struttura e buone capacità di base può fare discreti risultati in un periodo molto breve, anche con una tecnica abbozzata, ma inevitabilmente, con l’aumentare dei carichi, si scontrerà con un muro. E senza determinate capacità tecniche, di gestione del proprio corpo e del bilanciere (che non si possono costruire adeguatamente in cicli improntati al rapido miglioramento) non riuscirà ad esprimere a pieno il proprio potenziale. I russi affermano che i pesisti raggiungono la propria massima maturità atletica dopo 6-8 anni di allenamento. Ecco, anche senza aspirare a quel livello di maniacalità (e di risultato), bisogna però avere la pazienza di gettare le basi su cui poi si fonderà il risultato futuro.

– Deve essere mirato principalmente al miglioramento tecnico.

Ricollegandoci al punto di prima, è assolutamente indispensabile coltivare la tecnica per poter riuscire a combinare qualcosa nel sollevamento pesi. Il rigore nel movimento, nella gestione del carico, deve essere un caposaldo del proprio percorso, soprattutto all’inizio, quando si è fogli bianchi e la tecnica corretta è più facile da impostare. Questo passaggio, quello cioè di perfezionamento tecnico, non è procrastinabile, anche se magari noioso. Non posso pensare di “fare i chili ora e poi mettermi a posto in futuro” perché si corre il rischio di imparare cose sbagliate e fare una fatica del diavolo poi a correggerle, dal momento che sono ormai internalizzate. Il tempo speso all’inizio per imparare il movimento corretto sarà poi tempo risparmiato, e con gli interessi, in futuro. Attenzione però, lavorare sulla tecnica non vuole necessariamente dire esercitarsi per mesi a bilanciere vuoto, ma allenarsi con un carico che permetta di eseguire movimenti corretti, che è variabile da persona a persona, ma che generalmente si attesta attorno al 70-80% per i principianti, per arrivare all’85-90% per coloro che sono molto esperti.

– Deve comprendere esercizi di mobilità, muscolazione e potenziamento generale.

Anche se non si pesta duro direttamente sugli esercizi di gara e le loro varianti, questo non vuol dire che l’allenamento debba essere leggero. Se ci preoccupiamo di un aspetto preciso da una parte, la tecnica, dall’altra dobbiamo incominciare a gettare le basi fisiche per il futuro, così da non avere limitazioni quando sarà il momento di alzare i carichi. È quindi assolutamente necessario coltivare:
la forza generale, con esercizi come lo squat, lo stacco, i movimenti di spinta verticale e tirata verticale e orizzontale;
la mobilità della caviglia, dell’anca, della colonna vertebrale, delle spalle;
se possibile, l’efficienza cardiovascolare, che contribuisce a migliorare il recupero (e la salute in generale).

Anche solo con la logica di questi tre punti si può costruire un qualcosa di molto sensato, ma non ci accontentiamo. Dalla prossima volta approfondiremo il discorso con numeri, dati, tabelle… insomma, quello che piace a me.

Keep on lifting!

Lascia un commento